sabato, Luglio 27Associazione di Promozione Sociale | Bimestrale di Cultura e Società

Un’ultima speranza di Layla Hagen

Il sociologo Bauman disse che esistono solo una trentina di trame nel mondo, alla base di ogni romanzo conosciuto. Secondo lui, se riduciamo ai minimi termini ognuno dei più famosi romanzi della letteratura, alla fine essi ci appariranno tutti molto simili, persino prevedibili o banali. Può darsi sia vero che le storie partano tutte da una base comune, certo, ma a nostro parere Bauman aveva torto a considerarle prevedibili. Ancor più riguardo ai romanzi in cui il vero protagonista è l’Amore, e chiunque ne sia il fautore o il destinatario di questo sentimento. Poiché non c’è davvero nulla di più imprevedibile dell’Amore, sia nella vita reale sia nella letteratura.

Ogni storia è un mondo a sé, come lo è appunto quella raccontataci da Layla Hagen, in questo suo primo romanzo. Ogni autrice o autore si assume il compito di creare la complessità di una trama, e di tesserla tra le righe dentro alle quali lettrici e lettori potranno rimanere impigliati, anche dopo aver finito di leggere quel libro, anche dopo cioè aver chiuso l’ultima pagina.

Una storia d’amore che viene incubata sin dal primo capitolo e si nutre a poco a poco, nella quale ognuno potrà identificarsi, perdersi e forse riuscire alla fine a ritrovarsi, dirigendosi verso l’uscita del labirinto che in cui era stato imprigionato una pagina dopo l’altra.

Layla Hagen, per gran parte del suo romanzo, è riuscita in questo intento andando al di là di una semplice storia di intesa amorosa tra una donna e un uomo, superando cioè la banalità di quei minimi termini cui accennava Bauman. La sua narrazione ci racconta un sentimento che arriva lento, che si fa strada tra i sensi di colpa, tra l’abbandono delle vecchie certezze e il lasciarsi andare all’ignoto. Un amore che cresce tra i due protagonisti, in una cornice ai limiti della sopravvivenza quale è la foresta amazzonica, tra innumerevoli pericoli, dove ogni giorno, anzi, dove ogni singolo istante potrebbe essere l’ultimo.

Si direbbe perciò che “Un’ultima speranza” si riferisca alla speranza di farcela e all’uscire vivi da quella situazione. Ma c’è dell’altro, e trovarlo sarà compito di chi leggerà il romanzo.

Dando uno sguardo ai nostri protagonisti, vediamo come la ventiseienne Aimee Miller all’inizio sembri non possedere un carattere forte. Nonostante sia stata temprata dall’essere rimasta orfana, persino troppo presto nella sua vita, ha però vissuto gli ultimi anni rilassandosi negli agi della sicurezza, sostenuta da Chris, che da semplice migliore amico prima è diventato il suo fidanzato poi. E tutto questo fa sì che lei, nei primi capitoli, venga ritratta concentrata quasi esclusivamente sul proprio matrimonio, sull’abito da sposa, sulla cerimonia, sulle apparenze, sul futuro marito che la sta aspettando in Brasile dove avranno luogo le tanto desiderate nozze. Preoccupazioni che ben presto si trasformeranno in futilità, rispetto alla lotta per la sopravvivenza che si appresta a dover affrontare nella foresta.

L’aereo privato con il quale si lascia alle spalle il cielo del Texas per recarsi nel Paese sudamericano, all’improvviso ha un’avaria, precipitando con un atterraggio di fortuna nel bel mezzo della foresta pluviale. In una zona non raggiungibile dai soccorsi e dove è quasi impossibile comunicare con anima viva. Questo terribile e inaspettato accadimento stravolge ogni cosa, abbatte ogni sovrastruttura mentale, ed Aimee capirà ben presto che, se vorrà restare viva, dovrà abbandonare gli schemi e le certezze dentro alle quali aveva vissuto fino a quel momento. Tuttavia, lei non è sola. Tristan Bress è un giovane pilota appena più grande di Aimee, ma con un passato da militare – e non solo quello – che di sicuro lo ha fatto maturare molto precocemente. Lui è sempre stato professionale, taciturno, affidabile nel proprio mestiere, e il solo rapporto che lo aveva legato ad Aimee fino ad allora era una presenza distaccata, quasi priva di emozioni, in quanto semplice pilota alle dipendenze del ricco fidanzato della ragazza. Ma Tristan è diverso.

Egli possiede quella innata capacità, che purtroppo non tutti gli uomini hanno, di saper affrontare le difficoltà in modo deciso e razionale. Ed è proprio al suo carattere e alla sua prontezza di riflessi fisici e morali, che Aimee dovrà la propria vita, non solo grazie all’atterraggio di fortuna prima, ma anche grazie al sostegno che solo il cuore di una persona innamorata potrà e saprà darle dopo.

Quanto può mettere alla prova qualcuno il dover vivere una situazione come quella? Precipitare nel bel mezzo di una foresta, grande quasi dieci volte uno Stato, tra migliaia di specie animali e vegetali non tutte “amiche” dell’Uomo; tra predatori feroci e frutti velenosi, a cui si aggiungono anche le violenze del clima e le pericolose malattie. In quel luogo, loro due come unici esseri umani, appaiono come degli intrusi dei quali la Natura sembra volersi soltanto liberare, scrollandoseli di dosso al più presto.

Ci si sente fuori dal mondo, e soprattutto fuori dal tempo, come dice bene Aimee nelle sue parole: “Quando sei sull’orlo del grande mistero della vita, quando sei così vicino al limite dell’abisso che puoi quasi addentare l’oscurità, il tempo acquista qualcosa di magico. Inizi a misurare il tempo in secondi e, all’improvviso, ogni secondo dura un’eternità”.

Eppure, in un tempo senza tempo, in un limbo in cui la vita sembra doversi rassegnare alla sua fine, accade ciò che la Natura non potrà mai prevedere. Nasce un sentimento, qualcosa che unisce, che rafforza, che dona sostegno e voglia di uscirne vivi, insieme.

Ancora una volta è Aimee che ce lo dice, tra frasi che l’autrice molto spesso ha saputo esprimere con grande partecipazione emotiva: “L’amore ha un effetto che poche altre cose hanno: rafforzarti con la felicità e, allo stesso tempo, spogliarti di ogni potere, imprigionandoti con la paura”. Una storia che andrebbe letta immedesimandosi nella trasformazione che i due subiranno pian piano, dal perdersi d’animo nelle prime fasi per poi invece trovare il coraggio di andare avanti, firmando entrambi nel frattempo quella resa incondizionata all’inevitabile amore.

Una penna abbastanza abile quella della Hagen, che in effetti ha saputo tracciare gli eventi e i punti di vista dei due protagonisti con un discreto realismo, riuscendo ad alternarlo anche con pensieri molto profondi, e con una accattivante scrittura poetica. In una frase pronunciata da Tristan, l’autrice racchiude a nostro parere una delle affermazioni più importanti del romanzo, e con queste parole ci mette davanti a noi stessi, a come anche noi cioè, al pari dei due protagonisti, siamo responsabili degli eventi della nostra vita e non semplici vittime destinate a subirli. Poiché tutto dipende da noi, da come reagiamo a tali eventi, e Tristan lo sa bene: “Ero solito pensare che le esperienze alle quali la vita ci sottopone ci modellino. Ora penso che sia il modo in cui affrontiamo quello che la vita ci mette davanti, a modellarci.”

Tristan non è un eroe solitario e selvaggio, al contrario, è un uomo solido, che sa cosa vuole. Lui vuole che entrambi escano vivi da questa situazione ma, soprattutto, lui vuole Aimee, perché in lei ha trovato le radici del proprio futuro: “Se c’è una cosa che ho imparato in guerra è che nessuno è privo di importanza. Ogni persona rappresenta il mondo per qualcuno. Questo ci rende vulnerabili, ma rende anche la vita un dono. Io non avevo nessuno che potesse darmi questo dono. Adesso ce l’ho. Quando trovi una persona che ti vede più nitidamente di quanto tu stesso ti riesca a vedere, sai di aver trovato il vero amore”.

Senza rivelare troppo alle lettrici e ai lettori, va detto che l’abilità della Hagen è stata anche quella di inserire una sorta di doppio epilogo al suo romanzo. Il vero e proprio “Epilogo”, infatti, giunge dopo l’ultimo capitolo che, già di suo, rappresenta la conclusione. L’autrice invece ha sentito la necessità di concludere ulteriormente la sua storia, portandoci in avanti di molti anni rispetto a quei giorni raccontati nel resto del romanzo, sorprendendoci ancora una volta .

Infine, ripensando a questa storia di coraggio e di introspezione, con un amore che nasce dove esso sembrerebbe impossibile, ci tornano in mente le parole di Stendhal. Esse forse esprimono meglio di tante altre quanto importante sia l’Amore e, soprattutto, quanto coraggio esso richieda, proprio come accade ai nostri due, Aimee e Tristan. Disse Stendhal, infatti, che l’amore è un bellissimo fiore, ma bisogna avere il coraggio di coglierlo sull’orlo di un precipizio.

(Articolo tratto dal Blog “Aiutami a Trovare il Nome del Libro”)

Antonio Polizzi