sabato, Luglio 27Associazione di Promozione Sociale | Bimestrale di Cultura e Società

L’età del male di Deepti Kapoor

“L’età del male” di Deepti Kapoor è un thriller che ci trascina nelle vicende ambigue e pericolose che coinvolgono la potentissima famiglia Wadia.

Primo volume di una trilogia, è stato definito un affresco potentissimo, affascinante e soprattutto violento, che esplora quel mondo in cui il denaro diventa il nucleo di emozioni, aspirazioni, sentimenti, incubi e sogni.

Scritto in maniera asciutta e senza concessioni folkloristiche, ci offre uno sguardo impietoso sulla società indiana attraverso questa famiglia che, come accade sia in Oriente sia in Occidente, si ritrova a capo di un impero economico basato sulla corruzione e la speculazione edilizia, controllando anche i trasporti, le miniere, gli zuccherifici e, ovviamente, ha anche le proprie connessioni con il mondo criminale. Tuttavia, a questo spaccato sociale di avidità e ricchezza dagli aspetti oscuri, si aggiunge anche un ritratto su uno degli elementi di cui si parla meno oggigiorno qui da noi in occidente: l’ineguaglianza sociale in un’India che si rivela in tutta la sua crudezza.

Dai villaggi immersi nella foschia ai piedi dell’Himalaya, all’energia frenetica e palpitante di New Delhi, il libro offre uno squarcio folgorante su una società pervasa da ingiustizie millenarie.

In maniera prorompente, il romanzo ci trascina fin dall’inizio nei bassifondi di New Delhi, offrendo una descrizione impietosa e molto realistica sulla vita di questa fetta della società indiana, che risulta essere persino la maggioranza silenziosa e sottomessa dell’intero Paese, in particolare alla periferia delle grandi città.

Cinque vagabondi, che vivono sui marciapiedi di Delhi, giacciono morti sul ciglio di Inner Ring Road. È febbraio, le tre del mattino, e ci sono sei gradi. Quindici milioni di anime stanno ancora dormendo.

L’incipit del romanzo detta subito così un ritmo adrenalinico, e ci introduce a un mondo di potere, avidità, corruzione morale dell’India contemporanea.

Da quel momento hanno inizio le vicende, le storie, i sentimenti e le vicissitudini dei protagonisti, tra i quali spiccano i tre principali personaggi:

Sunny Wadia, figlio viziato di un politico corrotto, animato da idee megalomani e desideroso di ottenere l’approvazione paterna che gli è sempre mancata, e destinato a ereditare l’impero della famiglia;

Neda, la giornalista del Delhi Post che proviene da una famiglia colta e istruita, ma che si insinua nella cerchia dei Wadia perché è innamorata di Sunny. In lei si scorgono i tratti di chi, nonostante i diritti sociali che le sono concessi, vi è un sentimento di perenne disagio e di profondi sensi di colpa.

Ajay, un ragazzo cresciuto nella povertà estrema, venduto ancora bambino dalla madre per saldare un debito dopo la morte del padre. Lavora per Sunny come autista, cercando il riscatto economico e sociale nella vita, ed è certamente dotato di grandi qualità e capacità, ma pur vivendo poi in condizioni di benessere, continua a essere visto come un individuo di una classe sociale subordinata, inferiore, come accade a milioni di indiani come lui.

Esplorando, da una parte, la disuguaglianza e la corruzione in una nazione dove la sopraffazione è all’ordine del giorno, e dall’altra i personaggi intrisi di un capitalismo da gangster che cancella con la forza qualsiasi speranza di cambiamento, il romanzo di Kapoor è stato definito, non a torto, la risposta indiana al Padrino. Un piccolo capolavoro che ci fa capire qualcosa dell’India che non conosciamo – o forse che facciamo finta di non vedere – attraverso una saga criminale avvincente e ricca di sfumature. 

Antonio Polizzi