sabato, Luglio 27Associazione di Promozione Sociale | Bimestrale di Cultura e Società

Minimalismo: il meno è ora

Su Netflix dal 2021, certamente possiamo definirlo un documentario sulla semplicità della vita, ma anche un viaggio verso l’essenzialità, che ha avuto da subito un grande successo, su un argomento che da tempo ormai riscuote sempre più popolarità a vari livelli.

In una intensa ora fatta di interviste, ricordi, conferenze e backstage, gli spettatori possono seguire gli amici di lunga data Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, protagonisti di questa storia che li ha portati a fondare un movimento sul minimalismo, condividendo la loro esperienza e, soprattutto, il coraggioso percorso che ha fatto eliminare loro tutto ciò che era superfluo nelle rispettive vite.

Il tema centrale è la ricerca di una vita più significativa attraverso la riduzione del materiale e il focus su ciò che conta veramente. Il minimalismo diventa uno strumento per liberarsi dalle catene del consumismo e trovare la felicità nella semplicità. Detta in questa maniera può sembrare un gioco da ragazzi, ma richiede una certa dose di maturità e consapevolezza.

Come già detto, infatti, il documentario alterna testimonianze personali dei protagonisti, storie familiari e riflessioni sulla società dei consumi ma, in una analisi che ci tocca tutti quanti, esplora anche i meccanismi perversi della pubblicità, della pressione sociale e dell’impatto che questi hanno sul nostro modo di vivere e di consumare, ai limiti della tossicità e della dipendenza, rendendoci incatenati a un sistema che ci promette felicità nel possesso di oggetti, spesso inutili, in un vuoto che non potrà mai essere colmato.

Va da sé però che il minimalismo non riguarda solo gli oggetti, ma anche la nostra mente e il nostro stile di vita. È un invito a contrarre i bisogni, a dare valore a ciò che è essenziale diventando, appunto, più consapevoli lungo la strada, spesso difficile, da percorrere un passo alla volta.

Joshua e Ryan sono stati autori anche del documentario precedente, “Minimalism: A Documentary About the Important Things” diventando ben presto non solo dei guru per tutti coloro i quali decidono di seguire i loro consigli, ma anche un esempio vivente di uno stile di vita in cui l’autentica felicità risiede nella leggerezza di una esistenza libera dal consumismo, pesando e valutando ciò che davvero conta nella vita.

Questo stile di vita è stato vissuto e difeso nel corso della Storia, dai filosofi greci antichi fino ai maestri Zen buddisti. Oggi, molte nuove generazioni reagiscono contro l’era del consumo eccessivo, trovando nel minimalismo una risposta alla ricerca di significato e autenticità.

In una dimensione spirituale, soprattutto in un’epoca in cui la religione ha meno influenza sulla società e non ha più risposte adeguate ai tempi, il Minimalismo sembra essere una risposta a queste inquietudini, strizzando anche l’occhio a un vivere più in armonia con la natura, alla sostenibilità, riducendo il consumo e l’energia, e preservando le risorse del pianeta.

Tuttavia, nonostante tali premesse così importanti ed elevate socialmente e spiritualmente, alcuni potrebbero trovare il minimalismo un po’ troppo radicale e difficile da applicare nella pratica. Inoltre, potrebbe non essere adatto a tutti i contesti di vita. Perciò, come sempre nella vita, ognuno potrà trovare la propria personale interpretazione, riordinando almeno una certa parte della vita e gettando via ciò che è superfluo, senza per questo dover compiere scelte che possano far vacillare il proprio benessere fisico e mentale, se questo poggia su abitudini ben radicate nel tempo, e nel quale alcuni ricordi, grandi e piccoli, possono avere un valore ben più importante di qualsiasi altro oggetto.

Un vuoto interiore non è necessario riempirlo con un altro vuoto, uguale, ma che si trova all’esterno di noi.

Antonio Polizzi