Sogni: premonizioni o desideri?

Qual è la funzione del sogno? Ad oggi non sembra emergere una risposta esauriente dall’insieme delle ipotesi esistenti. L’informazione contenuta nei sogni ha ricevuto nel corso del tempo spiegazioni quanto mai diverse. Per alcuni il contenuto veicolato dai sogni sembra provenire da una dimensione immateriale e a volte come un lampo di consapevolezza anticipa eventi futuri, per altri viceversa rappresenta solo una speculare rielaborazione dei vissuti e delle esperienze quotidiane reali o intime. Tra i tanti studiosi che hanno affrontato l’argomento in epoca classica Artemidoro di Daldi occupa di sicuro un posto di rilievo grazie al suo testo sui sogni dal titolo Oneirokritikon, un campione significativo delle convinzioni e credenze del suo periodo storico. Questo libro è stato pubblicato in Italia dalla Adelphi nel 1975 con il titolo “Il libro dei sogni” a cura di Dario Del Corno. Artemidoro, letterato itinerante vissuto nel II sec. d.C. esperto nell’arte della divinazione, ha collezionato del materiale prezioso sull’oniromanzia nel corso dei frequenti viaggi compiuti in Asia, Grecia e Italia. Nella sua opera più importante il sogno viene definito come “un movimento o un’invenzione multiforme dell’anima, che segnala i beni o i mali futuri” e viene abbozzato uno schema che aiuta a distinguere i sogni profetici (oneiroi) diretti o allegorici indicatori di eventi che stanno per accadere, rispetto ai comuni sogni non profetici (enypnia) che rispecchiano le passioni della vita quotidiana. L’autore utilizza una tecnica di associazioni libere tra immagini oniriche e pensieri suscitati piuttosto simile a quella che verrà usata secoli dopo da Freud ma per evitare equivoci va sottolineata subito una differenza fondamentale: il padre della psicoanalisi ricava gli specifici significati dei sogni sulla base degli elementi riportati dallo stesso paziente che ne rappresenta quindi la vera fonte, in epoca antica invece è l’intuito dell’oniromànte e la sua conoscenza delle regole generali dell’oniromanzia a stabilire quale sia il significato da attribuire al sogno riportato dal credente. Cosa sognavano, dunque, gli uomini e le donne di duemila anni fa ? Il contenuto dei sogni in molti casi riflette la quotidianità, le persone e gli oggetti comuni ma in altri casi può essere compreso solo se lo si collega al mondo di duemila anni fa, alle incertezze, alle paure e ai desideri dell’epoca. Nella raccolta di Artemidoro si fa riferimento a sogni in cui si subiscono violenze o si osservano scene cruente con percosse, ferite fisiche, crocifissioni e decapitazioni, si cade in condizione di schiavitù, avvengono delle metamorfosi in cui il corpo diventa d’oro o altro elemento, si praticano attività sportive come il pentathlon, il pancrazio e la corsa in armi, si indossano corone di fronde vegetali o tipici abiti e ornamenti dell’epoca, si combattono animali selvatici o mitologici e si incontrano dèi in carne e ossa o loro statue a cui vengono offerti dei sacrifici. Risulta evidente il collegamento tra il materiale onirico e il sistema culturale in cui si sviluppa la propria esistenza, l’universo interiore, le  convinzioni personali e le scene reali a cui ci si espone. L’autore afferma che “la gente comune vede in sogno quelle stesse cose che desidera oppure teme” e per ognuna di esse ne fornisce una chiave interpretativa. Prima di tutto divide i sogni in due gruppi, quelli “diretti” il cui significato è evidente e quelli “simbolici” il cui contenuto è enigmatico e che tendono a realizzarsi non subito ma a distanza di qualche tempo. Tra le regole generali ricorda che i sogni favorevoli sono in accordo con le tradizioni e le virtù e viceversa una loro trasgressione in sogno ha un valore negativo. I sogni possono essere suscitati da ciascuno se si è presi da forti ansie e preoccupazioni o desideri e bisogno di risposte e per questo motivo l’autore li definisce come sogni “richiesti” agli dèi, mentre nei casi in cui arrivano inaspettati e improvvisi, i sogni sono da considerare “divini”,ovvero mandati come dono dagli dèi. In alcuni casi i sogni non si riescono a interpretare prima che si realizzino. Un aspetto sorprendente è quello relativo ad alcuni specifici collegamenti simbolici. Così ad esempio in epoca classica sognare di ringiovanire o di perdere denti hanno un significato nefasto e preannunciano una morte imminente, come lo è una meridiana che si rompe specialmente se chi la sogna è affetto da una malattia. Il vedere in sogno del letame viene associato all’acquisizione di ricchezza mentre sognare di essere colpiti da pietre preannuncia un’imminente diffamazione. Molti di questi significati onirici sono stati tramandati per generazioni e ancora oggi sono presenti in diverse tradizioni popolari e accettati come duemila anni fa.

Il libro di Artemidoro ha costituito un punto di partenza per le riflessioni e indagini dei successivi secoli. Il medico, filosofo e matematico italiano  Gerolamo Cardano, cercando una sintesi sull’argomento riprende in epoca rinascimentale il libro dei sogni di Artemidoro e di altri autori classici e medievali rielaborandone il contenuto alla luce della conoscenza e degli ideali della propria cultura. La Marsilio Editori nel 1989 ha pubblicato a cura di A. Grieco e M. Mancia la traduzione del libro I  “Sul sonno e sul sognare” in cui lo scienziato del ‘500 elabora una propria teoria generale del sogno cercando di collegare le immagini oniriche, la memoria e l’anima immortale. Cardano ipotizzò l’esistenza di due tipologie di immagini, da un lato l’immagine definita “idolo” che rappresenta quella parte della realtà sperimentata nello stato di veglia e introdotta nel mondo interiore, mentre al polo opposto collocò l’immagine del caos onirico, un frammento tra i tanti che interagiscono tra loro nel disordine provocato dalle essenze dei cibi e bevande ingerite e assimilate. Tra questi due estremi emergono le immagini oniriche “significanti” che hanno bisogno di essere interpretate. La spiegazione di Cardano risente delle teorie esistenti durante il rinascimento sulla fisiologia umana ma egli riteneva che il migliore interprete dei sogni fosse lo stesso sognatore, per questo motivo consigliava di tenere un quaderno per annotarli e ne sollecitava l’autoanalisi al fine di individuarne le corrispondenze provenienti dalla dimensione divina che è in ciascuno di noi. Lo scienziato rinascimentale riteneva che il più alto livello di conoscenza comunichi solo attraverso immagini e simboli allegorici per rappresentare il mondo interiore del sognatore e le corrispondenze cosmiche. Il sognatore dell’epoca rinascimentale sognava i riflessi degli eventi quotidiani ma poteva capitare di vedere anche gli dèi dell’epoca classica, ritenuti a distanza di  secoli dall’epoca di Artemidoro solo dei simboli relativi ad alcune forze e aspetti della realtà. Nei sogni potevano apparire dei demoni che per Cardano rappresentavano gli déi della precedente epoca pagana. Sognare invece dei Santi o le loro statue, assumeva nel rinascimento lo stesso significato degli dèi pagani dell’età classica. In generale i sogni ritenuti in armonia con la natura, la legge, il mestiere, il nome e l’età del sognatore erano da considerare propizi, mentre quelli in conflitto o contrari alla propria situazione erano da considerare nefasti. L’essenza dell’arte dell’interpretazione dei sogni di Cardano è la ricerca dei collegamenti tra questi aspetti generali determinandone un punto di convergenza, il significato ultimo del sogno ed il cambiamento che preannunciano.

Alcuni secoli dopo Cardano l’argomento dei sogni viene rivalutato grazie alle teorie della psicoanalisi. Gli studi di Freud lo portano alla sua intuizione più importante, tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900, sintetizzata nella sua opera capitale “L’interpretazione dei sogni” (Boringhieri, 1973). Il fondatore della psicologia del profondo definisce l’interpretazione del materiale onirico come “la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio”. Secondo questa chiave di lettura il sogno è una manifestazione notturna del materiale psichico rimosso nello stato di veglia, ovvero di quell’insieme di desideri “censurati”o ritenuti inaccettabili perché in conflitto con le proprie convinzioni morali e culturali e quindi respinti dalla coscienza. Durante la vita onirica i desideri hanno la loro rivincita grazie alla deformazione simbolica che permette loro il superamento di ogni filtro critico. Freud sintetizza riportando nel testo il detto di Platone : “l’uomo virtuoso si limita a sognare quello che l’uomo malvagio fa nella vita”ma le fondamenta della sua teoria sono definite dai critici come “pansessuali”.

Lo psicoanalista Carl Gustav Jung spiega nel suo libro “Ricordi, Sogni, Riflessioni” (BUR, 1992) come, all’epoca in cui questa teoria venne esposta, pur riconoscendone il valore trovasse riduttiva l’ipotesi di Freud che riconduceva ogni rimozione al solo trauma sessuale. Gradualmente la frattura tra i due studiosi divenne insanabile. Jung si sentiva intimamente attratto dai fenomeni spirituali, occulti e dalla parapsicologia, al contrario del materialista Freud, sviluppando delle proprie chiavi di lettura sull’inconscio ed il significato dei sogni. Una magnifica sintesi del simbolismo onirico junghiano viene riportata nel libro “Il mondo dei sogni” di Marie-Louise von Franz (TEADUE, 1996) collaboratrice di Jung con una sterminata esperienza nel campo dell’interpretazione dei sogni, avendone lei stessa analizzati oltre sessantacinquemila in più di trenta anni di analisi. L’autrice parte dal presupposto che i sogni non siano solo espressione di desideri e anzi spesso riportino elementi “spiacevoli” del nostro modo di essere che preferiremmo non vedere né affrontare. Il sogno per la von Franz è uno strumento della natura che ci indica la strada da percorrere e gli aspetti personali da modificare. I messaggi onirici sembrano emergere da una matrice intelligente e creativa che l’autrice definisce “guida spirituale interiore” o “centro profondo della psiche” che offre preziosi consigli e contribuisce a realizzare il destino individuale. L’autoanalisi dei sogni è possibile ma non è semplice dato che è richiesta abilità e conoscenza; l’autrice invita inoltre alla prudenza per mantenere il giusto equilibrio e non finire divorati dall’inconscio trascurando la realtà quotidiana. La von Franz espone sommariamente la tecnica di interpretazione soggettiva dei sogni e invita chiunque fosse interessato a tenere un quaderno in cui riportarli in modo schematico, comprensivi delle singole parole sognate, aggiungendo accanto a queste ultime le associazioni di idee spontanee che suscitano. Per l’autrice 85% dei sogni ha un carattere soggettivo ed è richiesta quindi un’interpretazione soggettiva, e sebbene la rappresentazione onirica comprenda diversi soggetti maschili e femminili, questi rappresentano solo parti del proprio Io;  quindi la domanda a cui dare risposta è : “Quale parte di me agisce in questo modo?”. In questo senso l’utilizzo di un dizionario dei sogni è inutile o fuorviante secondo l’analista junghiana perché ogni sogno è strettamente collegato al particolare individuo che lo ha fatto ed è un messaggio relativo a situazioni precise della vita. Nella prima metà della vita i sogni contribuiscono allo sviluppo dell’Io, nella fase matura si focalizzano sulla ricerca del senso della vita ed infine in vicinanza della morte il contenuto allude al viaggio o alla trasformazione ormai prossima. Alcuni sogni, inoltre, sono molto particolari e se ne conserva il ricordo per anni dato che il loro significato è in grado di indurre un balzo di consapevolezza nel sognatore, avvicinandolo al proprio centro interiore. Marie-Louise von Franz richiama il sogno di uno dei fondatori del Taoismo, il mistico cinese Chuang-Tze che sognò di essere una farfalla che volava leggera ma al risveglio si pose la domanda se lui fosse una uomo che sognava di essere una farfalla o viceversa se fosse una farfalla che sognava di essere Chuang-Tze. Non è ancora chiaro se noi siamo il sogno del Sé oppure è il Sé ad essere il nostro sogno.

 

Paolo Salvatore Polizzi

(Articolo tratto dal mensile “Lo Scaffale” – N. 2 di febraio 2018)

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