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“Senza Velo” di Yasmine Mohammed

Yasmine Mohammed è un’autrice e attivista di origine egiziana, ma canadese di prima generazione, che ha deciso di raccontare cosa ha significato per lei crescere in una famiglia musulmana, rigorosa e conservatrice, con un padre che l’ha abbandonata da piccola e una madre assente e spietata che, in seconde nozze, ha sposato un egiziano fondamentalista e, soprattutto, molto violento, nella sua autobiografia “Senza velo”.

L’autrice descrive tutta la sofferenza che ha dovuto provare, sia fisica che psicologica, nel tentativo di sfidare e sottrarsi alle norme culturali e religiose per ottenere finalmente la propria libertà personale, quasi impossibile da raggiungere nel mondo islamico in cui la donna è considerata inferiore agli uomini sotto ogni punto di vista: sociale, politico, economico e persino umano.

Attraverso le sue parole possiamo vedere le sfide che affrontano molte donne che cercano di bilanciare la propria fede e la propria cultura con la propria identità biografica e sociale.

La scrittura di Yasmine è sincera e appassionata, e il suo coraggio nel condividere la sua storia è ammirevole, anche perché fin dal momento della pubblicazione del suo libro, nato in autopubblicazione tre anni fa e tradotto in Italia per la casa editrice Hope, l’autrice è consapevole di mettere a repentaglio la sua stessa sicurezza e quella della sua famiglia.

Chiunque decida di abbandonare la religione musulmana, infatti, come spiega la stessa autrice con precisi riferimenti legislativi, viene considerato un apostata, e questo è un reato che in tutti i Paesi islamici viene punito con la condanna a morte.

Ha dichiarato tutto raccontando il radicalismo della sua famiglia d’origine, dalla quale poi è stata ripudiata, e aggiungendovi molti particolari crudi e totalmente sconosciuti a un pubblico occidentale come lo siamo noi.

Il libro è la speranza che la società occidentale e non solo, che spesso resta cieca e sorda alle grida di aiuto di queste donne, di queste figlie, di queste mogli, apra finalmente gli occhi e le orecchie, capendo che le cose si possono cambiare solo se siamo noi i primi a farlo.

Il velo che Yasmine è stata costretta a indossare fin da bambina è frutto di un obbligo o di una libera scelta?

Aurora Gottardo

Hope Edizioni

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