RAPITI dagli ALIENI – psicosi di massa o realtà?

Ufo in incontri ravvicinati del terzo tipo

Thomas Reed aveva 6 anni nel 1966 quando insieme al fratello Matthew, la madre Nancy e la nonna, avrebbe vissuto un episodio di  “abduction” cioè un rapimento ad opera di esseri non terrestri. Thomas afferma di aver vissuto la stessa esperienza altre due volte, nel 1967 e nel 1969. Il primo settembre del 1969 si è verificato l’episodio di abduction più utile ai fini della ricostruzione dei fatti perché, in questa circostanza, numerosi testimoni hanno dichiarato di aver avvistato un UFO, inducendo la maggioranza degli associati alla “Great Barrington Historical Society and Museum” ad accettare l’evento come: “storicamente significativo e vero”. Il caso della famiglia Reed venne portato anche all’attenzione dell’ONU nell’ottobre del 1992, tramite un documento presentato dal loro legale, Robert Blechman. Ancora oggi le dichiarazioni di Thomas riescono ad attrarre l’attenzione mediatica nel continente americano. Egli ha sempre affermato di conservare un ricordo nitido di queste esperienze, tanto da fornire descrizioni dettagliate sulle modalità con cui si sarebbero verificate, sulle caratteristiche fisiche degli esseri non terrestri e sui dettagli presenti all’interno della loro astronave. Il caso è stato vagliato anche dagli investigatori della polizia e del MUFON (Mutual UFO Network), e Thomas ha accettato di sottoporsi nel corso degli anni a sedute di ipnosi e al test del poligrafo, la cosiddetta macchina della verità.

Questo non è certo l’unico caso di abduction dell’era moderna ma sicuramente è tra i più noti e studiati in USA tanto da aver ricevuto dei riconoscimenti, tra i quali quello firmato dal Governatore del Massachusetts Charles D. Baker nel 2015.

Thomas Reed        Attestato del Massachussets di riconoscimento degli eventi subiti da Thomas Reed

A sinistra: Thomas Reed nel 2015. A destra: l’attestato di riconoscimento per gli eventi subiti, definiti “The off-world incident”, rilasciato il 27 ottobre 2015 con firma del Governatore del Massachusetts Charles D. Baker.

Negli ultimi decenni in ogni parte del mondo il numero di coloro che affermano di essere stati rapiti dagli alieni si è moltiplicato ma il loro ricordo dell’evento non è sempre così nitido come quello riportato da Thomas Reed, dovuto, secondo alcuni, alle reazioni mentali allo stress che inducono l’amnesia verso ciò che è doloroso e inaccettabile. Mentre per altri, non è da escludere una manipolazione della memoria messa in atto dai sequestratori stessi giunti da altri mondi, alla stregua di quegli animali allo stato brado che vengono temporaneamente anestetizzati dagli umani, affinché possano essere esaminati in sicurezza. Il ricordo del rapimento alieno a quanto pare non viene cancellato definitivamente dalla memoria dell’essere umano che lo ha subìto, e nelle settimane o nei mesi successivi non è rara l’improvvisa comparsa di reminiscenze, e sintomi psicofisici, a seguito della vista di oggetti o situazioni che possono richiamare i momenti vissuti in quello stato di impotenza e paralisi del corpo. Il rapito a questo punto sembra trovarsi di fronte ad un dilemma: non sa se condividere con altri quanto accaduto, sperando di ricevere il sostegno per una personale rielaborazione, oppure evitare di esporsi e sostenerne il peso in solitudine, evitando le prevedibili reazioni negative vista la singolarità dell’evento. Questo a grandi linee è il conflitto che emerge nei casi riportati da studiosi come Budd Hopkins e John Edward Mack.

Bud Hopkins  John Edward Mack

Lo studioso Budd Hopkins e lo psichiatra John Edward Mack

L’artista statunitense e ufologo Budd Hopkins (1931 – 2011) ha raccolto nel suo libro “Intruders” ( “Intrusi”, pubblicato da Armenia nel 1988) alcuni casi di uomini e donne comuni che sembra abbiano vissuto delle esperienze di abduction da parte di entità non terrestri. Il ricordo dell’avvenimento è apparso, nella maggior parte dei casi descritti dall’autore, come ostacolato da emozioni contrastanti, per questo motivo ha fatto ricorso alla tecnica dell’ipnosi. Molti ritengono che la tecnica utilizzata non sia adeguata a questo tipo di ricerche perché l’ipnotista potrebbe indurre nel soggetto ipnotizzato dei falsi ricordi, soprattutto nel caso di individui molto suggestionabili. La descrizione dettagliata degli interventi fornita da Hopkins nel suo libro sembra escludere un uso scorretto della tecnica di rilassamento, e comunque l’autore è apparso persino molto attento agli elementi che accomunano i racconti degli individui, da lui intervistati, ed anche alla ricerca di una visione d’insieme del fenomeno. Persone diverse per provenienza e cultura che hanno chiesto aiuto a Hopkins, riportando nei loro racconti una serie di elementi comuni nel corso dei loro presunti incontri con entità extraterrestri. Ad esempio, vi è completa concordanza sull’aspetto fisico e sui comportamenti degli alieni, così come sui motivi concreti del rapimento che sarebbe finalizzato alla collezione di DNA umano. I testimoni ricordano in modo diretto o tramite ipnosi le emozioni provate nel corso delle procedure biomediche,alle quali gli alieni li avrebbero sottoposti in più occasioni, per prelevare gli spermatozoi negli uomini e gli ovuli nelle donne, in alcuni casi tramite strumenti tecnologici e in altri addirittura attraverso strani rapporti sessuali con alieni e ibridi. Alle testimonianze verbali si affiancano spesso dei segni fisici dovuti, secondo la testimonianza dei diretti interessati, alle biopsie effettuate dagli alieni. Si tratta di piccole cicatrici a forma di scodella, quasi sempre localizzate negli arti umani. In alcuni casi sembra che gli alieni abbiano effettuato degli impianti di minuscoli frammenti metallici, a volte situati all’interno della scatola cranica umana, rilevabili con i comuni esami radiologici. Nel testo di Hopkins non vengono definite le motivazioni ultime dei prelievi del materiale genetico umano, e la ricostruzione degli eventi poggia sull’aspetto concreto e descrittivo del rapimento. L’indagine di Hopkins sugli incontri alieni del “quarto tipo”, verrà ripresa ed ulteriormente approfondita a livello psicologico dallo psichiatra John Edward Mack.

J.E. Mack e B. Hopkins durante la seduta ipnotica a Istanbul nel 1999 con una paziente rapita dagli alieni

J.E. Mack e B. Hopkins nel 1999 a Istanbul, durante una seduta ipnotica con una delle persone “rapite” dagli alieni.

J.E. Mack con Padre Balducci e P.L. Harrise P

J.E. Mack con Monsignor Balducci e P. L. Harris

 

John Edward Mack è stato un medico psichiatra presso la Harvard Medical School e un pluri-premiato saggista (vincitore del premio Pulitzer nel 1977 per la biografia di T. E. Lawrence). Nato a New York il 10 aprile del 1929, ha lavorato a Boston come psichiatra e psicoanalista con particolare interesse per gli “eventi fuori dall’ordinario”. Sul finire degli anni ’80 e i primi anni ’90 ha seguito e curato una cinquantina di pazienti che riferivano di essere stati rapiti dagli UFO. In un primo momento si convinse che il fenomeno fosse una forma moderna di psicosi ma, in seguito, Mack cambiò idea perché nei racconti si accumulavano “elementi a sostegno della realtà del fenomeno”. Ad esempio, venivano riportati con insistenza dettagli identici a proposito delle procedure, inoltre in molti casi vi erano altre persone che confermavano degli avvistamenti UFO avvenuti in quello stesso luogo e in quel momento. Nel 1994 lo psichiatra raccolse nel suo libro “Abduction” (pubblicato in Italia nel 1995 con il titolo di “Rapiti”, edito da Mondadori) alcuni dei casi più significativi tra quelli seguiti negli anni precedenti, precisandone anche i metodi ed i criteri utilizzati nell’indagine. In rete è ancora disponibile gratuitamente la copia in lingua inglese del libro di Mack. La pubblicazione del libro suscitò nei lettori un aumento dell’interesse per il fenomeno e portò la notorietà a Mack, ma il successo mediatico rese più acuto il contrasto con l’università di Harvard, e quello stesso mondo accademico a cui egli era appartenuto. Messo alle strette, lo psichiatra scelse di proseguire in modo appassionato e senza limitazioni la propria ricerca, sulla verità verso i fenomeni “fuori dall’ordinario”, e negli anni seguenti continuò a raccogliere centinaia di testimonianze di persone da lui definite “esperienti”. La successiva elaborazione del pensiero di Mack sul fenomeno dell’abduction venne pubblicata nel 1999 con il titolo  “Passport to the Cosmos” (“Passaporto per il Cosmo”, edito nel 2016 da Venexia).

Ricostruzione immaginaria di Alieni intorno ad un rapito in stato di incoscienza

La ricostruzione grafica di un intervento compiuto dagli alieni, secondo il racconto di chi è stato rapito

 

In quest’ultimo libro l’autore riporta in sintesi una quarantina di casi, degli oltre duecento raccolti nel corso dei nove anni precedenti, e aggiunge anche il racconto di rapimenti alieni vissuti da alcuni individui le cui origini culturali non sono occidentali; un punto di vista diverso sul fenomeno. In diverse culture indigene del pianeta il contatto con altri mondi e dimensioni è un fenomeno conosciuto e accettato da sempre come parte integrante della realtà. Secondo Mack il trauma più rilevante per una donna o un uomo occidentale in esperienze di questo genere è legato all’improvvisa perdita della personale visione della realtà, da lui definito “shock ontologico”. Al confronto gli altri aspetti traumatici dell’esperienza come la paura, la mancanza di controllo sugli eventi e persino il dolore fisico che viene provato, producono effetti meno rilevanti rispetto al senso di smarrimento ed allo sconvolgimento della precedente idea di realtà. Per l’autore il senso profondo di questa esperienza, che sembra manifestarsi in molti dei casi riportati nel libro, potrebbe essere la trasformazione profonda che si manifesta nel periodo successivo all’esperienza stessa. Risulta evidente a chiunque che l’umanità si trovi di fronte ad un bivio e Mack considera il fenomeno dei rapimenti alieni un’opportunità per l’evoluzione della coscienza individuale e collettiva. L’auspicio e che si possa acquisire un senso di responsabilità nei confronti di noi stessi e del pianeta in cui viviamo. Purtroppo, le ricerche compiute da John Edward Mack hanno avuto termine con la sua morte, nel 2014, avvenuta a Londra in un incidente stradale causato da un’automobilista ubriaco.

Copertina del libro Passport to the cosmos di J.E. Mack    Copertina del libro Abduction di J. E. Mack

In aggiunta ai testi sono disponibili in rete diversi documentari ed interviste, in lingua inglese, sul Dottor Mack e i suoi esperimenti, oltre al docu-film doppiato in italiano: “Intruders – Rapimenti alieni 1992”  ( Visibile sul link posto alla fine di questo articolo), con Richard Crenna che interpreta il ruolo dello psichiatra, per la regia di Dan Curtis. Consulenti del film sono stati proprio Mack e Hopkins che riportarono, ma solo in parte, le vicende dei rapiti che essi ebbero modo di conoscere nel corso di tanti anni.

Paolo S. Polizzi

 

“INTRUDERS – RAPIMENTI ALIENI”  (1992) Film Completo

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