Previsioni del Tempo

Nei prossimi anni il clima in Italia subirà profonde modifiche a causa dell’effetto serra e numerose località costiere verranno invase dal mare.

Le condizioni meteorologiche dei giorni a venire possono essere ipotizzate usando modelli matematici e complesse elaborazioni di dati riferiti a precisi luoghi e momenti. Nell’edizione del 2016 del “Manuale di Meteorologia” del Centro Epson Meteo edito dalla Alpha Test, il direttore Mario Giuliacci ed i professionisti dell’accreditata struttura di ricerca e previsione in ambito meteorologico e climatologico ne chiariscono le fasi, il valore predittivo e gli attuali limiti. La definizione data al termine clima coincide con il “tempo medio” ovvero una “descrizione statistica del tempo meteorologico”. Il sistema atmosferico segue le cosiddette “leggi del caos” e di conseguenza anche una minima imprecisione nei dati raccolti all’inizio dell’elaborazione finisce per ingigantire gli errori  nei risultati ottenuti nelle fasi successive, generando previsioni a lungo termine sbagliate. Attualmente la previsione delle condizioni del tempo atmosferico non riesce a spingersi oltre le due – tre settimane, mentre è possibile ipotizzare eventuali anomalie per le piogge o le temperature rispetto alla media stagionale teorica. Questi elementi non vanno mai dimenticati quando ci si avventura in un argomento delicato come le previsioni del tempo per i prossimi decenni.

Copertina libro Manuale di Meteorologia

I pochi dati certi di cui si dispone oggi indicano un surriscaldamento globale in tutto il pianeta ma nell’emisfero settentrionale è più intenso per la maggiore presenza di terre emerse e la minore concentrazione di masse oceaniche. Al contrario, nell’emisfero meridionale l’incremento termico si presenta al momento più contenuto. Meno chiaro risulta l’andamento della temperatura rispetto all’altezza. L’aumento della temperatura riguarda la parte bassa dell’atmosfera, denominata troposfera e contenuta nei primi dieci chilometri sopra il livello del mare. Questa è la sede in cui si concentra la maggior parte della massa d’aria e del vapore acqueo del pianeta, ma anche delle sostanze e aerosol inquinanti, ecco perché è proprio qui che si manifesta con più forza l’effetto serra. Salendo ad altezze maggiori, nei successivi 40 chilometri, si passa invece nella stratosfera che al momento reagisce al global warming raffreddandosi progressivamente.

Riguardo alle piogge, gli autori del manuale riportano un generale aumento della loro frequenza (0,19% in più ad ogni decennio) e della quantità (0,59% in più per decennio) specialmente alle medie e alte latitudini dell’emisfero settentrionale, dalla Russia alla Scandinavia. Una eccezione è quella dei paesi bagnati dal Mediterraneo dove si registra una riduzione della piovosità che risulta inferiore del 30% rispetto al passato e in alcune terre emerse (soprattutto in Africa e Australia) si verifica un crescendo di periodi di siccità.

Quali cambiamenti sono previsti per l’Italia nei prossimi decenni ?

Una analisi delle manifestazioni climatiche degli ultimi decenni può costituire un punto di partenza per costruire delle ipotesi. Il direttore Giuliacci evidenzia come le stagioni invernali italiane siano diventate più miti e quelle estive abbiano fatto registrare ondate di caldo con frequenza crescente. Neppure la primavera e l’autunno vengono risparmiati dal periodo caldo che nel corso dell’anno si estende progressivamente a discapito delle due stagioni. L’incremento delle temperature ha reso sempre più rare le nebbie in pianura e le nevicate sulle Alpi. Gli autori elencano nel testo le ondate di caldo estivo degli ultimi 30 anni per dare la misura del progressivo aumento delle temperature massime e minime, divenute peraltro soffocanti per la contemporanea presenza di elevati tassi di umidità.
Nella penisola italiana le piogge sembrano essersi progressivamente ridotte e assumono con sempre maggior frequenza la caratteristica del nubifragio breve e violento, in grado di provocare alluvioni e frane. In confronto ai decenni scorsi adesso è la stagione autunnale quella in cui piove maggiormente mentre le rare piogge estive risultano tra le più rovinose per il loro carattere estremo. La minore quantità di pioggia in Italia è da imputare al global warming che altera su scala mondiale i parametri che determinano le condizioni meteorologiche come la ciclica alternanza dei campi di bassa e alta pressione alle diverse latitudini. Nell’area del Mediterraneo fino al recente passato si è osservato lo spostamento invernale dell’anticiclone delle Azzorre verso il medio-basso Atlantico, favorendo così il regolare passaggio delle perturbazioni atlantiche. Negli ultimi venti anni si osserva una sua anomala permanenza nel nord dell’Europa durante il periodo freddo dell’anno, creando da un lato l’ostacolo all’ingresso delle perturbazioni fredde e portatrici di pioggia sulla nostra penisola e intensificando il ciclone dell’Islanda, dall’altro viene bloccato l’anticiclone russo diretto verso l’Europa orientale. Le conseguenze pratiche sono sotto gli occhi di tutti : inverni mediamente molto più miti rispetto al passato e poche piogge invernali e primaverili, specialmente nelle regioni del nord Italia (una prova è la siccità dei maggiori fiumi italiani ormai anche nel periodo invernale).
Solo occasionalmente riescono a inserirsi rapide inversioni delle medie, con nevicate e cali di temperatura anche se per brevi periodi.

Livello del Po al ponte di Cremona nel giugno 2005

L’innalzamento dei mari e l’Italia

Altro aspetto ricco di conseguenze per una penisola cinta dal mare è quello relativo al suo innalzamento. Lo scioglimento dei ghiacciai continentali e l’espansione da riscaldamento delle acque marine superficiali sono le cause dell’aumento del livello dei mari, fenomeno che negli ultimi 15 anni ha subito una brusca accelerazione. Gli scenari elaborati nel 2013 dal Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) ipotizzano delle mappe di allagamento alla data convenzionale del 2100. Ecco cosa potrebbe accadere in Italia.

Fonte : “Sea level change along the Italian Coast during the Holocene and projections for the future” (K. Lambeck, F. Antonioli et al , Quaternary International, Vol 232, February 2011 )

La mappa individua 33 aree sensibili a rischio di allagamento nell’anno 2100 nella malaugurata ipotesi che si realizzi per la fine di questo secolo quasi un raddoppio dei livelli di CO2 (700 ppm di CO2 nel 2100 contro 400 ppm di oggi) ed un conseguente sollevamento del livello del mare compreso tra il mezzo metro e il metro. La figura viene riportata nella ricerca pubblicata nel 2011 dal professor Kurt Lambeck geofisico all’Università di Canberra, Fabrizio Antonioli geologo presso l’ENEA e altri ricercatori ed ha come obiettivo l’integrazione tra i dati climatici e la complessa situazione geologica italiana nella quale alcuni territori tendono a sollevarsi mentre altri scivolano sotto il livello del mare. Antonioli individua tra le aree più critiche le coste del nord adriatico comprese tra Trieste e Ravenna, ma la lista comprende zone del centro e sud Italia come le pianure costiere della Versilia, Fiumicino, la pianura Pontina, di Fondi, del Sele, del Volturno, non sono escluse nemmeno le isole con la zona costiera di Catania, Cagliari e Oristano. Il geologo dell’ENEA descrive nell’articolo “Variazioni relative del livello dei mari” come i diversi punti delle zone costiere italiane a rischio di allagamento coprano nel loro insieme un territorio di circa 7500 km2, due terzi dei quali riguardano il Nord Adriatico (Energia, ambiente e innovazione 1/2016 pag. 50-55). Le cause di questo fenomeno non sono soltanto climatiche ma anche geologiche, infatti i territori del Friuli, del Veneto e dell’Emilia-Romagna tendono ad abbassarsi per il fenomeno della subsidenza tettonica, legato sia a fenomeni naturali che alle attività estrattive umane.

Ad oggi non è possibile stabilire il momento esatto nel quale si realizzeranno questi scenari e si fa riferimento quindi a date convenzionali come ad esempio il citato anno 2100. L’incertezza dipende dal fatto che non si conoscono ancora tutti i possibili meccanismi di retroazione del pianeta che potrebbero entrare in gioco nelle modifiche climatiche in atto. Gli eventi ipotizzati nel prossimo futuro potrebbero infatti realizzarsi prima del previsto o essere posticipati e persino mitigati grazie all’azione di fattori imprevisti come la scoperta di nuove tecnologie o una nuova sensibilità collettiva.

Paolo S. Polizzi

 

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