La vendetta di Oreste – di Giovanni Ricciardi

Il vecchio Oreste ha un segreto. Poco prima di morire, costretto in un letto d’ospedale, chiede di poter parlare con un amico di famiglia, il commissario Ponzetti. Ma è troppo tardi, e così l’uomo porta via con sé un’oscura verità. Dieci anni dopo, Marco, il figlio di Oreste, invita Ponzetti nell’appartamento dei suoi genitori per mostrargli gli oggetti che ha rinvenuto in una cassaforte e di cui nessuno era al corrente: una pistola risalente alla seconda guerra mondiale e una lettera indirizzata a un misterioso Ulisse da parte di una donna. La scoperta, insieme ad altri dettagli, getta un’ombra sul passato di Oreste, esule istriano giunto a Roma nel 1954, in fuga dalle terre passate alla Jugoslavia all’indomani della guerra e da un clima di intimidazione e violenza.
Da qui parte l’indagine non ufficiale di Ponzetti, che si svolgerà tra Roma, Trieste e la Slovenia, intorno all’enigmatica storia di Oreste: un caso in cui, come sempre, vengono coinvolti il fidato ispettore Iannotta e i familiari del commissario. Una storia che porterà tutti a confrontarsi con il dramma, a lungo taciuto, dell’esodo istriano e dei profughi giuliano-dalmati.
In un giallo denso di indizi e interrogativi da sciogliere, a metà tra l’indagine poliziesca e la ricostruzione storica, Ottavio Ponzetti darà finalmente voce al destino taciuto di un uomo, vittima di una tragedia collettiva, che per tutta la vita è rimasto legato a un passato lontano che lo ha persino privato del diritto alla memoria.

In questa sua ultima indagine il Commissario Ponzetti si ritrova tra le mani un cold case.

Il suo amico Oreste Zanotti, vecchio esule istriano, è in un letto d’ospedale e vuole parlargli. Ma il Commissario arriva tardi. Oreste muore, portandosi dietro un segreto.

Dieci anni dopo, suo figlio, frugando tra i beni del padre, scopre una cassaforte malamente occultata in un muro e, al suo interno, una pistola di fabbricazione jugoslava risalente alla Seconda Guerra Mondiale e una lettera d’amore, bellissima, indirizzata a un certo Ulisse.

Chi è Ulisse? Perché Zanotti ha conservato quella lettera per tutta la vita? E la pistola, a cui mancano due colpi?

Cosa avrebbe voluto confessare Oreste, in fin di vita, al Commissario?

Da qui parte un’indagine che condurrà Ponzetti indietro nel tempo, tra le pieghe tristi di quella Grande Storia che forgia i destini degli uomini, loro malgrado.

Destini legati a doppio filo, tra silenzi, omissioni, bugie. Destini piegati dagli eventi tragici di un’Europa ferita da un conflitto terribile e dalla successiva divisione in blocchi d’influenza, sovietica e americana.

E’ tra le pieghe della Questione Istriana che Ponzetti indagherà, aiutato da sua figlia in missione e dal fido ispettore Iannotta, scavando in un passato che pare lontanissimo, ma le cui ferite aperte bruciano ancora:

“ L’amore può legare più del sangue”. “E il sangue a volte più dell’amore”.

Tutto questo con  dolcezza e comprensione dell’animo umano, e quella pietas che mai dovrebbe mancare quando ci si muove nelle vite degli altri.

Questo romanzo è un giallo, vero, ma è anche, e soprattutto, una ricerca tra i fatti della Storia, quella che passa, calpesta, spinge, strattona gli uomini e il fato.

Una splendida lettura, densa di rimandi letterari. Una lettura sfaccettata, intensa e quotidiana, vicina e lontana, nella quale il genere non è tutto.

Consigliato, come tutta la serie.

Aoidos.

(Articolo tratto da “Feel The Book”)

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