La poesia è morta !? Viva la poesia!

Gli utenti internet della poesia superano quelli delle riviste cartacee specializzate. Il sorpasso è avvenuto  nel 2006 e i soliti noti affermano con più forza: “ La poesia sopravvive su internet perché è autoreferenziale. La poesia è morta”.  Si diffonde così ( o si cerca di diffondere), nonostante i pochi dati statistici in merito,  l’idea che su internet la poesia è relegata alle Community e ai gruppi chiusi di aspiranti poeti.  Mentre ciò che accade sul web è il proliferarsi di: Poetry Slam, competizioni tra poeti performer nelle piazze o nei teatri ( in Germania si svolgono in sale la cui capienza va oltre i 1.000 posti), in cui il pubblico decide chi vince; Spoken Music dove la poesia entra in rapporto con la musica; Video Poesie e Festival della poesia organizzati da riviste specializzate,  come “Fucine Mute Webmagazine” che nel festival della poesia del 2006 raggiunse i 200.000 utenti collegati.

Come non essere d’accordo allora con Lello Voce, fondatore del Gruppo93, quando sostiene che:  “la poesia è nata come arte dell’oralità. Con i nuovi media torna ad essere orale. Quindi  abita con assoluto agio tutto ciò che riguarda la contemporaneità, molto più del romanzo, molto più della letteratura in generale”.
Intanto, tra gennaio e novembre 2014, i libri di poesia registrano un incremento delle vendite del + 6% ( dati Nielsen rilevati su un campione di librerie di catena, librerie indipendenti e quattro degli importanti siti di vendita on line, escluso Amazon).  La realtà sorprende una volta di più: “La Poesia è morta!?  Viva la Poesia!”
Non possiamo fare a meno della poesia, di lasciarci ispirare da un verso o di aggrapparci alla sua musicalità per sopravvivere alla vita. Ne abbiamo bisogno in tutte le sue forme, vecchie e nuove. Sono solo gli operatori della comunicazione quelli che sembrano ancora non rendersene conto.
Ben vengano gli e-book, le video poesie e le poesie in musica, i libri cartacei con illustrazioni e percorsi emozionali,  gli spettacoli di spoken music e le poetry slam. E ben vengano anche le iniziative più tradizionali ( ma coraggiose) come le antologie e le enciclopedie  dei poeti contemporanei, per le quali gli editori affrontano anche il rischio di essere pubblicamente criticati per le loro scelte editoriali.
Tra queste, la pubblicazione di Aletti Editore: “Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei”, giunta alla terza edizione. Presentata da Caterina Aletti come “una sorta di inventario che raccoglie alcune tra le voci poetiche presenti nel panorama attuale, …per investigare l’unicità e la sensibilità degli autori presenti, unendo ai versi… i particolari del loro vissuto e i dettagli biografici, per una panoramica più completa al fine di raccontare meglio la complessa condizione della poesia di oggi”.
Tra le poesie pubblicate nell’edizione 2015 dell’enciclopedia  scelgo di riportare il testo della poesia “Il giorno dopo”  di Antonio Polizzi e giudicate voi se la mia è una scelta di parte. La poetica di Antonio, smentendo clamorosamente il detto “ nessuno è profeta in Patria”, mi emoziona. Per questa ragione leggo le sue poesie, le promuovo e le pubblico. “Il giorno dopo” è dedicata ad una giovane amica, morta prematuramente, con la quale Antonio ha condiviso la passione per il teatro amatoriale.
“Il giorno dopo ti ritroverò ancora/A scegliere quale veste indossare/Di là dal fiume dagli infiniti colori/ti riconoscerò e con te il tuo sorriso/ Di là dal fiume dagli eterni sorrisi/di qualsiasi copione avremo vissuto// Il giorno dopo sopra la nostra terra/nessuna ricchezza, né cercatori d’oro/perché i suoi riflessi non serviranno/E se avrai vissuto nel bene o nel male/ nulla luccicherà più dei tuoi occhi di bambina/ sola ricchezza che noi abbiamo voluto// Il giorno dopo e quello dopo sarà ancora domani/così nuovo eppure così simile al primo/ Il primo di mille provini con accenti diversi//Tra cento anni e un giorno aspetteremo un nuovo atto/ a scegliere quale personaggio vestire di colori e sorrisi e illusioni e accenti/Di là dal fiume aspettami, ci ritroveremo ancora”.

Maria Luisa Polizzi

(Articolo tratto dal mensile “Lo Scaffale” – N. 11 di novembre 2015)

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