“Brava Bambina” di Alessia Vecchi tratta di un tema di cui si sente parlare, ma non abbastanza: l’abuso infantile.
L’abuso su minore è più comune di quel che si pensi ma, col fatto che la maggior parte delle volte i colpevoli sono i familiari o amici di famiglia, risulta difficile, se non impossibile, denunciare. Se si denuncia è perché si arriva ad un punto di non ritorno. Nella vittima scatta qualcosa che è addirittura più importante dell’abuso in sé. Come la storia raccontata in questo libro, che dovrebbe essere un’altro dei motivi per cui capire che è tempo di aprire gli occhi, una volta per tutte.
Le vittime di abusi raramente denunciano. Per vergogna, per paura delle conseguenze, per paura di non essere credute.
Sapendo questo è facile ricattarle, soprattutto se sei un avvocato, e sai bene come funziona. Fai parte del sistema. Sai che è difficile per una vittima parlare, e per te lo è riuscire ad affossare l’aggressore. Ma chissà cosa prova il deviato. Chissà cosa si prova a baciare nelle parti intime la tua bambina. La tua brava bambina. Che ti lascia fare tutto perché la sua mamma le dice sempre che non deve farti arrabbiare. E allora lei sta buona, le fai male, ma ti lascia fare, a cosa servirebbe lamentarsi? Tanto lo faresti lo stesso, continueresti comunque. Dovevi solo provare. Eri solo curioso di sapere cosa si provava, ma deve esserti proprio piaciuto se sei andato avanti. Ti battevi per le cause di abusi, e poi tornavi a casa a fare quello contro cui lottavi. Le apparenze. Le apparenze sono tutto. È facile nascondersi dietro una maschera. Un brav’uomo, credente, con una moglie devota, e con delle figlie che devono essere perfetta. Soprattutto la primogenita. Sara. La bambina prodigio.
Conosciuta in gran parte del mondo per la sua abilità nel suonare il pianoforte. La figlia migliore. Non come l’altra ribelle, Denise, che è rimasta incinta a 16 anni e che vuole fare la cantante e suonare la chitarra elettrica. No. Lei è brava. E non deve far arrabbiare il suo papà. È sua. Non può dare il primo bacio ad un compagno di scuola, perché lui le dimostrerà di chi è veramente. Lei sa a chi appartiene veramente. Al suo papà. Che le manda le rose gialle ad ogni concerto e glielo ricorda scrivendoglielo in un bigliettino.
Lei si innamora del suo Gabri e dei suoi occhi color ghiaccio che sembrano vederla veramente. E questo le fa paura. La porta dei ricordi deve restare chiusa.
La sua migliore amica Jennifer lavora nello studio di suo padre, ammirandolo.
E Anna, la nipotina, figlia di Denise, assomiglia così tanto a Sara. È un piccolo prodigio anche lei con il suo violino. È proprio una brava bambina.
Le vittime tacciono. Sara tace. Ma quando si rivede in Anna capisce. Non può più stare zitta. Per se stessa poteva, ma non per la sua nipotina. È arrivato il momento: deve parlare.
Aurora Gottardo