Il cambiamento climatico esiste ed è quasi completamente causato dall’uomo, la condizione attuale poi è talmente nuova e grave che bisogna agire subito, prima che tale fenomeno diventi irreversibile. Sono queste le parole, in sintesi, con le quali si esprime il quinto rapporto sul clima presentato il 2 novembre scorso a Copenaghen dalla IPCC – Intergovernmental Panel for Climate Change, il comitato delle Nazioni Unite che dal 1990 monitora la situazione climatica del pianeta.
Di certo, nel leggere questo ennesimo allarme inascoltato, non si direbbe nemmeno che sia differente da tutti gli altri studi precedenti. Studi redatti come rapporti annuali dalla stessa IPCC e da molti altri dipartimenti minori delle Nazioni Unite, con la collaborazione delle centinaia di associazioni ecologiste, grandi e piccole, che sono sul campo da anni per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi.
Stavolta però è diverso. Rispetto ai report internazionali precedenti infatti, che in questi anni sono riusciti a mettere a nudo la già drammatica situazione climatica globale, questa è davvero la valutazione più completa che sia mai stata fatta. La sua realizzazione è la somma di tutti i più recenti report pubblicati dalle agenzie dell’ONU, con la collaborazione di ben 31 team di scienziati e accademici in varie parti del mondo. Non si tratta di un’analisi costruita su statistiche limitate nel tempo, o magari rivolta ad uno specifico settore dell’ambiente come i recenti rapporti sull’inquinamento degli oceani, essa è invece un ampio studio che prende in esame la globalità delle condizioni climatiche esaminando, ove possibile, oltre alle eventuali conseguenze anche le possibili soluzioni, per comprendere le quali sono stati esaminati più di 1200 possibili scenari globali.
In questo modo l’IPCC ha potuto fotografare in maniera molto lucida l’attuale situazione ed è riuscita a darci una previsione che si presenta ancora più dettagliata, per quanto preoccupante e a tinte fosche, sul futuro della Terra e dell’Umanità.
Il dato più impressionante è anche quello che ha riempito i titoli delle prime pagine di tutto il mondo: ovvero che le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno raggiunti i livelli più alti degli ultimi 800 mila anni. Secondo gli scienziati un tale aumento a livelli record è stato causato principalmente dalla combustione di carboni fossili e dalla deforestazione, insomma da quelle attività antropiche che ora possono far affermare senza alcun dubbio che l’uomo è la causa del riscaldamento globale, in barba allo scetticismo che negli anni novanta tentava a tutti i costi di scagionare quest’ultimo dalle proprie responsabilità.
La temperatura media della terra dunque, già cresciuta di 0,85 centigradi tra il 1880 e il 2012 ovvero da quando è nata l’era industriale, sarebbe destinata a salire ulteriormente persino oltre i 2 gradi previsti. L’aumento della temperatura media della superficie della Terra e degli Oceani infatti ha un limite di tolleranza, per quanto pericoloso, che gli scienziati hanno individuato in due gradi centigradi al massimo, superati i quali si profilerebbero scenari davvero catastrofici. Ed è proprio questo uno dei principali punti di allarme che appare nel rapporto dell’IPCC: con l’attuale concentrazione di Co2 nell’atmosfera infatti il riscaldamento potrebbe raggiungere un aumento pari a 4 o addirittura 5 gradi, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza della civiltà così come la conosciamo.
L’aumento della temperatura è un fenomeno che ha avuto una accelerazione soprattutto in questi ultimi trent’anni, che l’ONU ha segnalato essere per l’appunto i più caldi degli ultimi 1400 anni. D’altro canto gli effetti sono innegabili: scioglimento dei ghiacci, acidificazione e riscaldamento degli oceani e fenomeni atmosferici sempre più violenti.
Secondo il rapporto le emissioni di gas serra devono essere ridotte in maniera drastica, almeno del 50% se non addirittura del 70%, e questo va fatto entro il 2050, per poi eliminarle del tutto entro la fine di questo secolo, altrimenti, come già accennato, non sarà più possibile tornare indietro. Le grandi potenze economiche dunque, che sono poi le vere responsabili dell’alto tasso di inquinamento della Terra, ora sembrano voler correre ai ripari. L’incontro tra il Presidente degli USA Obama e il Premier cinese Xi Jinping, a margine del vertice dell’APEC (Asian-Pacific Economic Cooperation) svoltosi a Pechino l’11 Novembre scorso, ha apparentemente segnato una svolta storica per gli accordi sul clima. Le due potenze infatti hanno annunciato di aver raggiunto un punto di incontro per ridurre le emissioni di almeno il 25%, tagliando così i livelli di CO2 entro il 2030. Altre potenze occidentali hanno annunciato di voler tagliare le emissioni di gas serra, in virtù del grande passo compiuto da americani e cinesi, come per esempio l’Australia che ha annunciato di avere messo a punto un piano per ridurre le emissioni di CO2 di ben il 40% entro il 2025.
I mezzi per limitare il cambiamento climatico ci sono, basti pensare ai grandi progressi nel campo delle energie pulite che abbiamo ottenuto in questi ultimi anni, grazie a i quali potremmo ottenere una notevole riduzione della dipendenza dal petrolio e dal carbone fossile. “Ciò di cui abbiamo realmente bisogno – sostiene Rajendra Pachauri presidente della IPCC – è solo la volontà di cambiare”.
Antonino Polizzi
(Articolo tratto dal mensile “Lo Scaffale” – N. 11 di novembre 2014)